Pubblicato il Aprile 13, 2023Aggiornato il Aprile 25, 2023
Sostituire gli imballaggi in plastica con un biomateriale a base di alghe: questa è l’idea di due enfant du pays, fondatori di FlexSea, Carlo Fedeli e Thibaut Monfort-Micheo. La loro soluzione innovativa utilizza materiali ecologici, evitando così i danni causati all’ambiente legati alla produzione di bioplastiche tradizionali.
Thibaut Monfort-Micheo e Carlo Fedeli, entrambi cresciuti a Monaco, hanno lanciato la propria azienda FlexSea in Inghilterra e hanno l’intenzione di stabilirsi prossimamente anche nel Principato. Come hanno avuto l’idea? I due enfant du pays si sono conosciuti all’Imperial College di Londra mentre studiavano scienze dei materiali e management; è stato nel 2020, durante il lockdown dovuto alla pandemia di COVID-19, che è scattata la “scintilla”. L’eccessiva quantità di imballaggi e sovrimballaggi in plastica utilizzati per la spesa consegnata a domicilio stava diventando insopportabile per i due neolaureati, che al tempo avevano 21 e 23 anni. I due ragazzi allora si telefonano. Carlo convince Thibaut che è assolutamente necessario trovare una soluzione per l’inquinamento da plastica, che ha un forte impatto sull’ambiente; lavora quindi a un prototipo sul balcone di casa, a Monaco.
Foto: Carlo Fedeli, al Cambridge Cleantech Venture Day di Londra nel gennaio 2023.
Ogni anno, si stima che circa 12,7 milioni di tonnellate di plastica finiscano negli oceani o in discariche a cielo aperto. Ognuno di noi ingerirebbe pertanto l’equivalente di una carta di credito di microplastiche ogni mese, con conseguenti problemi di salute come ad esempio l’infertilità. Le bioplastiche esistono da tempo, ma oggi rappresentano solo una piccolissima parte della produzione globale. E c’è un inghippo. “Alcune sono prodotte con patate, canna da zucchero o barbabietola, la cui produzione richiede terreni coltivabili e l’uso di fertilizzanti e acqua. Senza contare che questi materiali si degradano nel compost solo a temperature superiori a 58°C…”
Foto: Thibaut Monfort-Micheo, alla seconda conferenza dell’iniziativa “Monaco Finance Durable” (Monaco finanza sostenibile) nel gennaio 2023.
Oggi queste alghe rosse rappresentano una produzione di 20 milioni di tonnellate all’anno, il 90% della quale avviene in Asia, ma anche in Africa (Tanzania, Zambia, Marocco) e in America Latina. Perché non produrle sulle nostre coste mediterranee?
Questo è il motivo per cui i due monegaschi hanno sviluppato una pellicola plastica a base di alghe rosse, commestibile, in grado di dissolversi nell’acqua dopo 8-12 settimane e di essere assimilata dalla fauna marina. Se non può contenere prodotti acquosi, questa bioplastica può però essere utilizzata ad esempio per i sacchetti contenenti chiodi o per le finestre delle buste. “Abbiamo lavorato a un altro brevetto per produrre pellet per estrusione, al fine di soddisfare i classici standard di produzione dell’industria della plastica. Nella lavorazione delle materie plastiche, i prodotti sono spesso fabbricati in questo modo per realizzare pellicole o parti rigide come contenitori per cosmetici, appendiabiti, etichette per indumenti ecc.”, spiega Thibaut Monfort-Micheo, che si rivolge ai trasformatori e confezionatori industriali del settore facendo spesso la spola tra Londra e Monaco per completare una raccolta fondi da 2 milioni di sterline per il proprio progetto. “Il nostro obiettivo è avviare la produzione entro la fine del 2023. Dovrebbe ammontare a 100 kg al giorno”. Tra gli industriali che potrebbero trarre vantaggio da tale soluzione ci sono colossi come P&G, Ferrero, DS Smith, ma anche PMI.
Recentemente FlexSea ha integrato un acceleratore legato all’industria alimentare, il Relish Works di Chicago, che rappresenta una porta d’accesso al mercato americano. Thibaut Monfort-Micheo è consapevole dei vincoli legati a un settore nascente, in particolare il costo della materia prima: “Tre anni fa una tonnellata di alghe valeva 750 dollari, quest’anno il prezzo è salito a 3.200 dollari! È per questo che stiamo lavorando al recupero degli scarti di questa industria, ma anche all’utilizzo di varietà diverse e più economiche...”. E ci crede fermamente: “Imballaggi, proteine, fertilizzanti. Si tratta di un mercato molto promettente, stimato tra i 36 e i 51 miliardi di dollari nel 2023.”
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Villa Ephussi de Rotschild