Denis Allemand - Professeur des universités et chercheur de biologie
Natura / Backstage
Incontri con

Incontro con Denis Allemand, professore universitario e ricercatore di biologia marina

Pubblicato il Ottobre 17, 2023Aggiornato il Novembre 28, 2024

Professore universitario e ricercatore di biologia marina, Denis Allemand ci parla del Centre Scientifique de Monaco, dove contribuisce allo studio e alla salvaguardia degli indispensabili coralli.

Come è nato il Centre Scientifique de Monaco?

Denis Allemand: Il CSM è stato fondato dal Principe Ranieri III negli anni '60 in un periodo molto particolare. La commissione francese per l’energia atomica (CEA) aveva previsto lo scarico di rifiuti radioattivi in mare al largo di Monaco e della Corsica. Come il principe Alberto II oggi, il sovrano monegasca non voleva prendere alcuna decisione senza previa consultazione scientifica. Istituì pertanto una commissione, che divenne poi il CSM. Io sono arrivato nel 1986. Da quel momento abbiamo sviluppato le nostre attività di biologia marina con lo studio del corallo rosso, seguito da altri habitat come le barriere coralline, i coralli di acque profonde e i coralli di acque temperate. Nel 2010 abbiamo aperto altri due importanti dipartimenti di ricerca: biologia polare, dove ci concentriamo in particolare sui pinguini, e biologia medica.

Oggi siamo come un piccolo CNRS, un ente pubblico autonomo coordinato dai vari ministeri al servizio del sovrano monegasca.
Aquarium coraux vivants - Centre Scientifique Monte-Carlo
Centre scientifique Monte-Carlo

Ci può parlare dei coralli, che sono al centro delle sue preoccupazioni?

Denis Allemand: Il CSM è stato uno dei pionieri della fisiologia dei coralli e oggi comprendiamo quanto questi siano importanti. Nei suoi ultimi tre rapporti l’IPCC, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, prevede che se le temperature aumenteranno di oltre 2 gradi, nel 2100 non esisteranno più barriere coralline. Sebbene oggi rappresentino solo lo 0,1-0,2% della superficie dei mari e degli oceani, ospitano il 30% di tutti gli organismi che vi vivono. Gli antozoi, minuscoli polipi che creano le colonie di coralli, vivono in simbiosi con microalghe chiamate zooxantelle, le quali trasferiscono l’energia necessaria non solo al funzionamento del corallo, ma anche all’intero ecosistema corallino. Presso il CSM svolgiamo ricerche fondamentali e ospitiamo la più antica collezione al mondo di coralli vivi in condizioni controllate. Questo ci permette di studiare le loro risposte agli stress ambientali, di identificare i responsabili del degrado delle barriere coralline e di cercare possibili soluzioni. Svolgiamo anche azioni sul campo, con la creazione di grotte e colonie di corallo rosso a Monaco. Dal 2019 collaboriamo con la Maison Chanel, che ha creato un’unità di ricerca sulla biologia dei preziosi coralli. Stiamo anche lavorando per ripristinare gli ambienti degradati, poiché il 30% del corallo mondiale è già scomparso; stiamo attualmente conducendo un esperimento a Monaco, vicino alla diga galleggiante, per studiare la strategia migliore per reinsediare il corallo rosso.

Centre scientifique Monte-Carlo

Come crea il collegamento tra lo studio del corallo e la biologia medica?

Denis Allemand: Abbiamo già il vantaggio di avere le nostre attività di biologia medica nello stesso luogo di quelle dedicate alla ricerca sui coralli e la biologia polare. Nel caso dei tumori, stiamo cercando di capire come masse di cellule tumorali - che normalmente dovrebbero scomparire per mancanza di ossigeno - abbiano trovato meccanismi di adattamento che permettono loro di attirare sangue e ossigeno, dunque di creare nuovi vasi sanguigni. I coralli possono fornire un aiuto prezioso in questo senso, poiché nei loro tessuti sono presenti alghe fotosintetizzanti, subendo fasi di iperossigenazione durante il giorno e di ipossia durante la notte. Disponiamo pertanto di un modello favoloso per imparare come le cellule si adattano a queste transizioni, e questo potrebbe fornirci delle piste terapeutiche. Lo studio dei coralli è molto istruttivo anche per quanto riguarda l’invecchiamento cellulare, dato che i coralli più vecchi hanno oltre 3.000 anni! Durante le nostre ricerche sul microbiota intestinale, siamo inoltre stati tra i primi a dimostrare che anemoni e coralli hanno un genoma molto simile al nostro.

Queste ricerche congiunte sono finanziate in parte dal governo, ma abbiamo sempre bisogno di ulteriori aiuti per testare nuove ipotesi.
Centre scientifique Monte-Carlo

Potreste anche voler leggere…