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Incontro con Jeannot Bouillon, uno dei dodici figli di Joséphine Baker

Pubblicato il Marzo 29, 2022Aggiornato il Giugno 19, 2023

Nel 1974, Joséphine Baker inaugurò la nuova Salle des Etoiles du Sporting d’été di Monte-Carlo. Due anni prima, su invito della Principessa Grace, Joséphine Baker si era recata a Monaco, dove inizialmente soggiornava con la sua famiglia all’Hôtel Hermitage Monte-Carlo. Dal 1969 al 1974, fu inoltre la presentatrice del gala della Croce Rossa monegasca. Scoprite la forza del legame fra la grande artista e Monte-Carlo Société des Bains de Mer in questo incontro ricco di emozioni con Jeannot Bouillon, uno dei figli di Joséphine Baker.

Come ha saputo dell’ingresso di sua madre, Joséphine Baker, al Panthéon?

Jeannot Bouillon: Tramite Facebook. C’era una petizione per il suo ingresso al Panthéon, sostenuta da Line Renaud, amica intima di mia madre. È stata mia madre a insegnare a Line Renaud a scendere le scale, anche se era soprattutto mio fratello, Brian Bouillon-Baker, che se ne prendeva cura. È stato lui a chiamarmi per dirmelo.

Si ricorda il suo arrivo a Monaco?

J.B: Certo che sì! Siamo arrivati nel 1969, avevo 15 anni. Su invito della Principessa Grace, abbiamo soggiornato all’Hôtel Hermitage, dove ognuno aveva la sua stanza. Vi siamo rimasti un mese, dopodiché siamo andati in Spagna e poi siamo tornati a Monaco.

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Andava a scuola?

J.B: Io no, ma le mie sorelle andavano all’Istituto Saint-Maur.

Che madre era Joséphine Baker?

J.B: Severa. In tutti gli ambiti. Regnava la disciplina: non dovevamo mettere i gomiti sul tavolo, o parlare se non eravamo interpellati.

Aveva i suoi preferiti?

J.B: No... Beh, in realtà sì: le ragazze!

Andava a vedere i suoi spettacoli?

J.B: Avrei voluto, ma lei si rifiutava: diceva che una madre non è una vedette. Una sera, provai ad assistere al suo spettacolo, ma lei aveva dato ordine agli addetti di sicurezza di non farmi entrare.

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Che ricordi ha della Principessa Grace?

J.B: Lei e mia madre erano molto amiche. Il loro primo incontro è stato in un ristorante, dove i camerieri non servivano adeguatamente mia madre perché era nera. La Principessa ha visto ciò che stava accadendo: era furiosa, ha fatto una scenata. Deve sapere che mia madre era presente quando Martin Luther King ha pronunciato il suo celebre discorso, “I have a dream”. A Monaco, la Principessa le aveva detto: “Joséphine, se ha un problema, qualunque esso sia, mi chiami: ovunque sarò, verrò subito”. Un giorno, siamo stati invitati a Roc-Agel, senza i nostri costumi da bagno. Abbiamo quindi fatto il bagno in piscina in biancheria intima. I figli della Principessa hanno voluto fare come noi, ma lei gli ha detto: “I bambini di Joséphine Baker ne hanno tutto il diritto, voi no!”

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Come è diventato figlio di Joséphine Baker?

J.B: Durante una tournée in Giappone, si è recata a visitare un orfanotrofio a Tokyo. Mi ha visto tutto solo in un angolo e ha chiesto: “Perché questo bambino è tutto solo? Posso portarlo con me?” Ed ecco com’è successo.

Lei, i suoi fratelli e le sue sorelle avete deciso che le sue spoglie resteranno qui.

J.B: Sì, lei rimarrà qui. Abbiamo ricevuto una lettera che ci chiedeva di lasciarla andare, ma abbiamo detto di no. Lei è sepolta qui, con mia zia, mio zio e la mia nipotina, che era la figlioccia della Principessa. Al Panthéon entrerà una bara vuota: quello che conta è il simbolo, il riconoscimento.

Ha lavorato per Société des Bains de Mer?
J.B: Sì, per ben 36 anni! Ho cominciato ai giardini nel 1977 e ho lasciato il mio lavoro nel 2013. È stato
il Principe Louis de Polignac, che era molto gentile, a farmi assumere.

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